Siria è un nome generico composto di due specie: siri sono gli abitanti della regione a occidente dell'Eufrate, del monte Ammanus fino ai confini della regione della Palestina, a sud; in larghezza, dal mare Mediterraneo fino al fiume Eufrate. Dunque, quelli che sono ad occidente dell'Eufrate sono siri in senso proprio, ma in senso lato, si chiamano siri coloro che parlano la lingua aramaica, sia a Occidente sia a Oriente dell'Eufrate, cioè dal mare fino alla Persia, includendo quindi tutta la Mesopotamia.
Radice e fondamento della lingua siriaca, cioè aramaica, è Edessa, città sita nell'Osroene.
Il patriarca giacobita Dionigi di Tellmahre (845) ci fornisce le seguenti indicazioni.
Siria è forma abbreviata per Assiria; nelle fonti greche il termine designa, senza alcuna esattezza geografica, la massima espansione dell'impero assiro, la «mezza luna fertile», dai confini dell'Egitto, a sud, fino all'Asia Minore.
Più tardi subirà un restringimento del suo significato e andrà ad indicare la mera regione nord-occidentale di quel vasto insieme, ovvero le terre al di qua dell'Eufrate, giù fino alla steppa araba.
La provincia venne istituita già nel 64 a.C. da Gneo Pompeo Magno dopo la deposizione dell'ultimo sovrano seleucide, Antioco XIII Asiatico, nel corso della terza guerra mitridatica.
Nel 27 d.C. Augusto ricostituì la provincia, che divenne provincia imperiale con capitale Antiochia. Nel 116 d.C., sotto il regno di Traiano, l'Assiria viene così suddivisa:
Syria Prima, con Antiochia come capitale, cattedra del Patriarca della chiesa d'Oriente
Syria Secunda, con capitale Apamea
Euphratensis, dove nella città di Mabboug risiedeva il vescovo addetto alle chiese di questa provincia
Osroene, semi-indipendente, con Edessa come capitale
La città era stata fondata nel 303-302 a.C. da Seleuco I Nicatore, all'incrocio di importanti vie commerciali, nel nord della Mesopotamia. Era una città ellenistica dove, dal 132 a.C. fino al 248 d.C., regnò una dinastia locale, egualmente influenzata dalla cultura e dalla politica romana e da quella partica.
Qui si sviluppò la lingua siriaca e qui venne fondata la famosa Scuola di Edessa, importante centro di studi esegetici e di elaborazione teologica e filosofica, fondata nel II secolo dai sovrani della dinastia Abgaride. Crebbe d'importanza nel IV secolo per merito di Efrem il Siro (306-373): teologo di vasta sapienza. Efrem aveva fondato una scuola teologica a Nisibi. Quando, nel 363, la città cadde in mano sasanide, Efrem si trasferì a Edessa accompagnato da alcuni insegnanti e lì riprese l'attività di esegesi biblica. La tradizione ci tramanda che Efrem praticò la vita ascetica, interpretando le Sacre Scritture, componendo poesie e inni e insegnando musica sacra. Ai locali della scuola teologica erano annesse: la “casa d'istruzione” dove s'insegnava la medicina (galenica e ippocratica) e un ospedale. L'istituzione, con carattere religioso, dipendeva dall'autorità dell'arcivescovo di Edessa.
Regione di grande importanza per la propagazione cristiana nelle regioni orientali. Politicamente, la regione, nel I secolo dell'era cristiana, confinava con l'Osroene ed era anch'esssa uno stato vassallo, legato però all'impero arsacide. Vi regnava una dinastia forse imparentata con quella edessena, i cui membri si sarebbero convertiti al giudaismo, lì presente con numerose comunità. In tale contesto, Nisibi assume particolare rilievo: la città, che aveva stretti legami con la tradizione giudaica, ospitava una scuola ebraica che fu poi trasferita in Palestina. Qui, più che nell'Osroene, fiorirono opere letterarie assai significative nel IV secolo, qui sono nati e si sono formati Afraate ed Efrem.
Qui rinveniamo, nelle chiese, tradizioni ascetiche legate alla percezione della novità e della dignità escatologica, connesse a un retroterra ebraico che aveva meditato le esigenze del patto. E le sinagoghe dell'Adiabene avevano sicuri rapporti con la Palestina e con tutte le correnti che lì componevano o dividevano Israele.
Qui si comprende il lavoro di traduzione delle Scritture, in connessione con le comunità edessene, in ambito ebraico e giudeo-cristiano.
La chiesa Siro-Occidentale si espanse fuori dalla sede episcopale di Antiochia, estendendosi nei confini del territorio Sasanide. Si organizzò attraverso l'istituzione del mafrianato, destinato a guidare le comunità cristiane nei distretti della Mesopotamia sasanide. Rimase autonoma anche dopo la conquista della Persia da parte degli arabi.
Aderì alla Cristologia Calcedonese (451 d.C.), pur essendo sostenuta anche da gruppi di monifisiti e miafisiti che rifiutarono le conclusioni di Calcedonia e si distaccarono dalla comunità di origine, dando vita alla Chiesa Siro-Ortodossa.
La chiesa Siro-Occidentale si espanse nella regione Siro-Mesopotamica da una parte e dall'altra dei confini che separavano l'impero bizantino da quello sasanide.
La chiesa Siro-Orientale si sviluppò entro i confini della Persia: di orientamento cristologico diofisita, era contraddistinta da divisioni e ricomposizioni protrattesi nel corso dei secoli.
Non ha mai rappresentato una religione di stato e le sue attività culturali e pastorali furono il frutto di pulsioni interne alla chiesa stessa. Nei suoi territori fiorirono importanti centri di formazione, dotati di scuole e università e nel V secolo venne fondata la scuola di Nisibi.
Questa chiesa ha conosciuto il martirio prima e dopo l'editto di Milano del 313 d.C.