Il Siriaco divenne una lingua letteraria in seguito alla diffusione del Cristianesimo, trattando principalmente testi di natura religiosa. Spesso erano padri siri che traducevano Padri greci; questo non vuol dire che i cristiani di lingua siriaca si limitassero alla sola traduzione: la produzione in lingua era varia, suddivisa tra cronache, componimenti poetici e testimonianze martirografiche.
Il Cristianesimo siro è colto: ellenizzante, derivato in gran parte dal cristianesimo praticato dai gentili, il Cristo è spesso celebrato in quanto Logos — Il Cristo, in questi componimenti simbolici e poetici, aiuta il credente nella lotta contro il secolo, nell'enkreteia che deve dominare la vita di un buon cristiano.
La letteratura Siriaca si articola in quattro fasi:
Prima fase (II-IV sec.)
Fioritura a Edessa e a Nisibi come centri del bilinguismo greco-siriaco all'interno dei confini dell'impero romano.
Gli autori più importanti di questo periodo usano i due idiomi per le proprie composizioni. Taziano, Bardesane, Afraate, Efrem sono alcuni degli autori più importanti di questo periodo.
Tra il III e il IV secolo le persecuzioni del sovrano sasanide Shapur II raggiungono il loro culmine e vengono narrate negli Atti dei martiri persiani.
Coeve sono anche la produzione poetica di Cirillona; la traduzione poetica del Diatessaron di Taziano; la stesura della Vetus Sira e quella della Peshitta.
Seconda Fase (V-VIII sec.)
La letteratura Cristiana/Siriaca può essere suddivisa in due filoni: uno orientale, con centro di elaborazione a Seleucia-Ctesifonte e un altro, occidentale, che ebbe come principale centro di diffusione Antiochia.
A questo periodo risale la realizzazione di alcune opere quali il Liber Graduum e la Spelunca Thesaurorum.
Coevi sono Rabbula e Iba, entrambi vescovi di Edessa. Rabbula sostituì il Diatesseron con i Quattro Vangeli canonici, che lui stesso tradusse in siriaco.
Alla fine del V secolo assistiamo alla frattura della chiesa siriaca: nell'area ellefona si afferma una Cristologia monofisita, in Persia una Cristologia difisita.
Alcuni importanti autori monofisiti sono Filosseno, Giacomo di Sarug, Giovanni vescovo di Efeso, Giosuè lo Stilita. Fra gli autori difisiti ricordiamo Narsai, il fondatore della scuola difisita, Mar Aba, Babai il Grande.
Terza Fase (VIII-X sec.)
In questo periodo la letteratura siriaca comincia il suo declino a causa delle conquiste islamiche.
Quarta Fase (X-XVI sec.)
È il momento in cui vengono elaborate Cronache Ecclesiastiche che contengono al loro interno parti di precedenti cronache.
Le prime due pagine del Diatessaron in arabo
[BIBBIA. N.T. Apocalisse. Poliglotta.] Gelyānā ude-Yoḥanan qaddīsha, id est, Apocalypsis Sancti Iohannis. — Lugduni Batavorum : Ex Typ. Elzeviriana, 1627.
Inizio del "Libro delle leggi e dei paesi" o "Dialogo sul destino", pubblicato dall'orientalista francese François Nau (1864-1931) nell'opera "Une biographie inédite de Bardesane l'astrologue", Parigi, 1897
L'ambito geografico in cui insiste la Siria si presta ad una serie di influenze culturali e linguistiche che si palesano anche nei generi letterari. In un simile ambiente non era facile trovare una scuola, un circolo, che insegnasse il siriaco — c'erano, forse, centri di alfabetizzazione, ma nessun centro che insegnasse la lingua come firma di un popolo unito. I figli delle famiglie benestanti venivano mandati — da tradizione — a studiare nei maggiori centri ellenofoni. Al loro rientro in patria portavano con sé le influenze del mondo greco, successivamente riversate nei testi composti di loro pugno.
Vien da sé che la letteratura prodotta in siriaco esprime spesso un orgoglioso senso di appartenenza.
L'opera retorica di Antonio di Tagrit[1] (IX-X sec.) ne è una dimostrazione: divisa in cinque memre, è scritta appositamente in siriaco, benché è probabile che la lingua madre di Antonio fosse l'arabo.
Le memre offrono gli strumenti necessari per scrivere di retorica, su quale sia l'uso del silenzio e della poesia per vertere l'animo dell'ascoltatore. Scolarizzato siriaco, la scelta di scrivere la sua opera in siriaco è politica: non vuole parlare agli arabi, ma ai siri.
Efrem (IV sec.), padre siro, diacono, insegnante, membro dei Figli del patto: la sua opera poetica e in prosa mostra un'intera esistenza dedicata alla chiesa, con lo scopo di indicare la giusta via religiosa, di combattere i culti eretici. Di lui ci restano le confutazioni in prosa contro Mani, Marcione e Bardesane; gli Inni di Nisibi che celebrano Edessa e dove vengono dispensati consigli ai vescovi della città; gli Inni sulla Chiesa e i quattro Inni contro Giuliano che descrivono la situazione in cui versa la comunità cristiana sotto l'imperatore apostata, fornendone un ritratto negativo; le Memre che discorrono di fede.
Con scopo paideutico, emerge l'importante ruolo delle comunità ecclesiastiche: l'intento di educare i cristiani verso il messaggio cristologico, che non è solo sterile omelia, attraverso il quale Efrem si rende "pastore" per mezzo dei suoi inni.
Afraate (IV sec.), o Farhad il "Saggio Persiano", nelle sue Esposizioni composte in ventitré volumi, tratta argomenti nettamente definiti. Le prime dieci Esposizioni sviluppano temi dogmatici e ascetici e furono scritte, secondo la testimonianza stessa di Afraate, nel 337. Esse si rivolgono innanzitutto ai «Figli /Figlie del Patto». Quindi, le seguenti undici che si collocano nel 344, e la ventitreesima nel 345, cioè all'inizio della persecuzione intrapresa da Shapur II. In questo secondo gruppo di testi, Afraate sviluppa soprattutto la polemica contro le norme pratiche della religione giudaica, il cui abbandono aveva suscitato inquietudine in alcuni fedeli che provenivano dal giudaismo. La quattordicesima Esposizione, invece, è una sorta di lettera sinodale indirizzata ai vescovi e ai fedeli della Chiesa di Seleucia-Ctesifonte per condannare gli svariati abusi commessi da pastori indegni.
Le omelie vengono scritte a monte delle conquiste e deportazioni operate da Shapur I, culminate con la sconfitta e la prigionia di Valeriano, quando i cristiani già frustrati dall'incontro violento con il mazdeismo, dal 339 al 379 d.C. furono colpiti dalla grande persecuzione di Shapur II, che seguì di poco l'editto di Milano del 313, e a meno di un secolo di distanza dallo sfregio di Shapur I.
Per Afraate la svolta cristiana dell'impero bizantino operata da Costantino era un atto provvidenziale, e dall'alto della sua prospettiva, al pari di Efrem, avvertì la necessità di parlare all'intera comunità cristiana. Il "Saggio Persiano",di origine pagana, conosceva a fondo l'Antico Testamento e i commentari rabbinici, il suo linguaggio ricco di immagini, pregnante e suggestivo, svolse il lavoro di guida spirituale: "Se conoscerete la verità, la verità vi libererà."
Il lavoro dei monaci, dei padri, si identifica allora nella trasmissione di lezioni, sorgono vari centri che esprimono diverse posizioni teologiche, creano sensi di appartenenza, un'insorgenza politica e religiosa a un tempo. I testi agiografici e martirografici non sono da meno: i cristiani sono perseguitati, vessati, Vahram II si scaglia contro di loro dopo che i manichei iniziarono a fingersi Cristiani e a pagarne le conseguenze è Qndyr, Candida, archetipo di innocenza nella quale può identificarsi la deteritorializzazione a cui dovevano far fronte i cittadini romani, cristiani, deportati in terra straniera.
La religione cristiana si configura, in un certo senso, come liberatoria: libera dal dominio di un singolo uomo, o un gruppo di uomini. Per esempio, la comunità cristiana di Najran, di religione siriaca, viene spazzata via dalla volontà di re Kaleb di Aksum, con una spedizione di pagani ed ebrei dello Yemen, e il massacro che ne seguì segnò la fine della comunità. Fu solo in un secondo momento che il pentimento si insinuò nel re, che, in rivolta contro i suoi alleati, conquistò lo Yemen per poi convertirsi al Cristianesimo, svestendosi del ruolo di sovrano e facendosi monaco.
Unione e Fortezza sono le due prerogative di Simeone bar Sabbae (Shem'on bar Sabba'e), vescovo di Seleucia-Ctesifonte dal 335 al 341, morto martire sotto le persecuzioni di Shapur II. Al tempo, l'impero persiano era in guerra contro Roma e per finanziare la guerra il re sasanide aumentò le imposte che gravavano sulla popolazione cristiana residente in Persia, poiché si credeva che quest'ultima nutrisse delle simpatie verso l'impero romano. Il rifiuto del vescovo di sottostare alla volontà del re fu interpretato come tradimento e, per tale ragione, venne condannato a morte assieme a diverse migliaia di cristiani.
Omelie Metriche (Memra, ܡܥܡܪܐ); Inni (Madrasa, ܡܕܪܐܫܐ), Poemi Dialogici (Saghitha, ܣܐܓܝܬܐ), Martirii (Sahduta, ܣܚܕܘܛܐ); Gesta (Nashana, ܢܨܚܢܐ) e Storie (Tasyta, ܛܫܚܬܐ): le forme letterarie della nascita e della vita della cristianità, delle sue divisioni, delle sue lotte interne ed esterne, del suo messaggio. Il Cristianesimo siriaco vive, tutt'oggi, nelle comunità ortodosse, gli inni di Efrem ancora letti, le lettere e i discorsi di Isacco di Ninive ancora discussi. Nelle comunità cattoliche Sire a Beirut, New Jersey, Laval, Maracay, ancora oggi, ad alta voce, vengono letti i testi sacri dei padri siri, il loro messaggio divulgato, i loro santi onorati.
Questa la potenza della letteratura prodotta in siriaco, questa la sua eredità.